SABATO 16 MARZO 2013 - Corriere delle Alpi
di Paola Dell'Anese
MEL. Otto ore di sciopero e una manifestazione che i sindacati annunciano come «imponente». Così i lavoratori dell’Acc di Mel intendono far sentire comunque la propria voce nel giorno in cui era stato fissato il vertice al ministero dello Sviluppo economico a Roma, appuntamento poi saltato per l’assenza dell’ad del gruppo.
Ma le iniziative per richiamare l’attenzione dell’intero territorio montano e non solo a questa vicenda, emblematica di una economia che rischia di morire pur avendo un mercato florido, non si fermano qui.
Infatti, martedì una delegazione di Fiom, Fim e UIlm insieme con le Rsu incontreranno il presidente del tribunale di Pordenone, e poi giovedì 21 marzo sempre i sindacati dello stabilimento zumellese si troveranno a Tolmezzo con i colleghi della fabbrica austriaca per cercare di fare fronte comune in questo momento di particolare criticità. L’intento è quello di giungere a un documento che stabilisca che il gruppo rimanga unito e che nessuno dei due stabilimenti sopravviva a scapito dell’altro.
Insomma, tutte le strade possibili saranno percorse per riuscire a salvare non solo i 600 posti di lavoro dell’Acc, ma anche l’economia, quella del polo del freddo, importante ed unica non solo a livello provinciale, ma anche nazionale ed europeo.
A supportare i lavoratori ci saranno anche tutti i sindaci della Valbelluna che insieme alle parti sociali stanno preparando un documento che mercoledì presenteranno al prefetto. «Il 20 marzo sarà comunque una giornata cruciale per noi», precisa Luca Zuccolotto, segretario della Fiom Cgil insieme coi colleghi di Fim Cisl Bruno Deola e e Uilm Ul, Paolo Da Lan.
«In concomitanza del viaggio dell’ad Ramella in Austria per presentare il piano dell’eventuale acquirente, noi faremo sentire la nostra voce con uno sciopero di otto ore e con una manifestazione di protesta a Belluno dove incontreremo anche il prefetto. Abbiamo scelto questa data perché quel giorno i lavoratori, che sono in cassa straordinaria dal 2006, hanno l’orario pieno».
Ma i 600 dipendenti e le parti sociali non saranno sole in questa loro battaglia per il diritto alla sopravvivenza. «Chiameremo a raccolta tutte le forze sociali, tutti i lavoratori non solo del comparto metalmeccanico ma anche degli altri settori che stanno vivendo una situazione critica come l’Ideal Standard, la Safilo, l’Invensys. Ma anche le confederazioni, perché questa non è la battaglia dell’Acc, ma dell’intero territorio per rivendicare un diritto, quello al lavoro, in un mercato come quello del compressore per elettrodomestici che è florido».
«Abbiamo deciso di fare un’altra cosa rispetto a quella prevista a Roma», ribadisce Da Lan, «per lanciare un segnale forte d’allarme rispetto alla messa a rischio di un tessuto produttivo importante come quello del freddo. Lo sciopero è stato deciso per far capire che non si può pensare di rimanere a casa a riposare, ma si rinuncia a una giornata di retribuzione perché non possiamo lasciare nulla di intentato. I lavoratori ormai sono stanchi di vivere in questa incertezza».