Schieramenti e parti sociali aspettano la decisione tra le polemiche: per Bonanni l'articolo 18 non c'entra, la Cgil conferma le critiche. I consulenti del lavoro dicono: ora bisogna aprire un confronto nazionale
GIOVEDI' 18 MARZO 2010 - rassegna.it
Il ddl lavoro è sulla scrivania del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, il Capo dello Stato sta esaminando il provvedimento per decidere se mettere la firma. Una legge, secondo la Cgil, che di fatto aggira l’articolo 18, con l’introduzione dell’arbitrato per le controversie sui luoghi di lavoro. Il quotidiano
La Repubblica aveva riportato la contrarietà di Napolitano e l’intenzione di non firmare, che però è stata smentita da una nota del Quirinale. Mentre i partiti politici e le parti sociali aspettano una comunicazione dal Colle, non si ferma il dibattito e la polemica sui reali effetti della legge.
Stamani (giovedì 18 marzo) ha iniziato
il leader Cisl, Raffaele Bonanni. Il quale insieme alla Uil ha firmato l’avviso comune separato con il governo, all’indomani dell’approvazione del provvedimento. Per Bonanni l’articolo 18 non c’entra: “Hanno resuscitato un fantasma che non c’è e nessuno vuole inseguire – afferma -, sono gli stessi che hanno fatto la proposta sul contratto unico. Quello sì che aggira l’articolo 18. Sono protervi e ‘lazzaroni’”. La risposta arriva dall’
esponente di Sinistra e libertà, Alfonso Gianni: “Le 200mila persone che hanno dato vita alla manifestazione di sabato erano tutti ‘lazzaroni’ – commenta -, mi pare si stia passando il limite”. Secondo l’articolo 24 della Costituzione, a suo giudizio, “non si può pretendere da un lavoratore, sottoponendolo al ricatto di perdere il posto, che esso opti per l’intervento di un arbitro in luogo di un giudice”.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, chiede di “lasciare libero” Napolitano di riflettere sui contenuti del ddl. Le Camere hanno trasmesso una proposta di legge per la firma, ricorda, adesso “il ddl è al vaglio del Capo dello Stato, quindi non compete più al Parlamento fare valutazioni”.
E’ d’accordo su questo punto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani. “Vediamo cosa decide il presidente della Repubblica – osserva -, cui noi guardiamo sempre con grande rispetto”. In ogni caso restano le critiche della Confermazione, soprattutto nei confronti della norma che prevede l’arbitrato: “Riduce i diritti di chi lavora e può diventare obbligatoria per i giovani, se viene introdotta nelle modalità di cui si parla”.
Consulenti lavoro, aprire confronto nazionale
Bisogna aprire un confronto nazionale su conciliazione e arbitrato. E’ la sollecitazione che arriva dall’Ordine dei consulenti del lavoro, che ieri (17 marzo) si è ritrovata al “Forum Lavoro” organizzato a Roma. I consulenti si augurano “un confronto costruttivo tra i protagonisti del mondo del lavoro, istituzioni, parti sociali e consulenti, per definire una riforma condivisa sulle politiche del lavoro”. Il ddl contiene “importanti passaggi volti a modernizzare il sistema”, a loro avviso, ma adesso occorre coinvolgere tutte le parti nel dibattito.
Fiom, legge da boicottare
L’arbitrato nelle controversie “cancella il diritto di ogni cittadino, e quindi di ogni lavoratore, di rivolgersi al giudice; diritto previsto dall’articolo 24 della nostra Costituzione”. Questa l’opinione del segretario nazionale della Fiom, Giorgio Cremaschi, intervenuto alla manifestazione dei lavoratori della Gkn, in sciopero proprio contro questa misura. “Si è detto – osserva il segretario - che il 'collegato lavoro' costituisce un attacco all’articolo 18, ma questa è una minimizzazione dei suoi contenuti. In realtà, quanto sta avvenendo è molto più grave. Si chiede infatti al lavoratore di rinunciare a tutelare presso un giudice tutti i suoi diritti, normativi, salariali, di salute e di sicurezza. Si tratta, insomma, di una cancellazione del diritto del lavoro e quindi anche del diritto a un lavoro dignitoso e sicuro”. E conclude: “Per parte nostra andremo avanti augurandoci che il presidente della Repubblica rinvii la legge alle Camere e, in ogni caso, usando tutti gli strumenti di legge e costituzionali per boicottare, rendere inoperante, cancellare un provvedimento che è caratterizzato da una iniquità senza precedenti”.
per approfondire: TESTO del ddl