MARTEDI' 12 OTTOBRE 2010 - la Repubblica.it/economia
di Sara Bennewitz
MILANO - Cambia la forma giuridica, ma non la sostanza del patrimonio e dell' eredità di Leonardo Del Vecchio. Il patron di Luxottica, oggi settancinquenne, ha infatti deciso di trasformare la Delfin, il veicolo che controlla il gruppo di occhiali e un buon giardinetto di partecipazioni, da una società di diritto lussemburghese a una fondazione di diritto olandese. Dietro questa scelta, non ci sarebbero grandi vantaggi fiscali, ma soprattutto una forma giuridica più trasparente e tale da garantire la pace della futura governance di famiglia, e quindi anche quella della Luxottica in primis, nell' interesse dei sei figli dell' imprenditore italiano, con un occhio riguardo ai tre più piccoli. Con questa scelta, che secondo la Consob non impone il lancio di un'Opa perché non cambia la sostanza delle cose, Del Vecchio siè assicurato la certezza che gli interessi dei suoi figli minori non vengano manipolati da nessuno. Il cavaliere ha infatti sei eredi da tre diverse mogli. Non è facile, quindi, distribuire equamente il patrimonio tra tre figli adulti avuti dalla prima consorte, vale a dire Claudio (53 anni), Marisa (52 anni) e Paola (50), un figlio della seconda e attuale moglie, ovvero Leonardo Maria (10 anni), e quelli della terza ma già ex consorte, vale a dire Luca (9 anni) e Clemente (7 anni), ancora minorenni. Con la scelta di trasferire dentro una fondazione tutte le sue partecipazioni in aziende quotate, Del Vecchio si è garantito anche il diritto di nominare un temporary board member, cioè una sorta di "curatore testamentario" per i figli più piccoli. E così, in caso di un suo trapasso, gli interessi di Leonardo Maria, Luca e Clemente nella futura fondazione Delfin, verrebbero gestiti da persone di fiducia del patron della Luxottica, fino al compimento della maggiore età (quando potranno de jure esercitare il loro diritto di soci al posto del "tutore" che il padre avrà nominato per loro). Lo statuto della nuova fondazione prevede poi che se gli eredi di Del Vecchio volessero cedere azioni Luxottica (67%), Generali (1,9%), Unicredit (0,8%), Molmed (4,3%) o di Fdr (28%) che controlla Beni Stabili, dovrebbero decidere «quasi ad unanimità», con una maggioranza di 5 su 6, in modo da non pregiudicare gli interessi tra fratelli o fratellastri. Con questo espediente e spendendo "solo" 8 milioni di euro per capitalizzare la fondazione olandese, Del Vecchio da una parte non fa differenze tra i sei figli, e dall' altra impedisce alle loro madri di avere un ruolo nella gestione del patrimonio custodito dalla Delfin. Per il resto nulla cambia rispetto all' attuale situazione che vede Del Vecchio azionista della holding lussemburghese con l' 1,72% e usufruttuario dei sei pacchetti del 16,38% che sono già in nuda proprietà dei sei eredi. A stabilire quanti e quali dividendi distribuire sarà sempre Del Vecchio, così come è sempre lui ad incassarli e a scegliere come reinvestirli.
di Sara Bennewitz
MILANO - Cambia la forma giuridica, ma non la sostanza del patrimonio e dell' eredità di Leonardo Del Vecchio. Il patron di Luxottica, oggi settancinquenne, ha infatti deciso di trasformare la Delfin, il veicolo che controlla il gruppo di occhiali e un buon giardinetto di partecipazioni, da una società di diritto lussemburghese a una fondazione di diritto olandese. Dietro questa scelta, non ci sarebbero grandi vantaggi fiscali, ma soprattutto una forma giuridica più trasparente e tale da garantire la pace della futura governance di famiglia, e quindi anche quella della Luxottica in primis, nell' interesse dei sei figli dell' imprenditore italiano, con un occhio riguardo ai tre più piccoli. Con questa scelta, che secondo la Consob non impone il lancio di un'Opa perché non cambia la sostanza delle cose, Del Vecchio siè assicurato la certezza che gli interessi dei suoi figli minori non vengano manipolati da nessuno. Il cavaliere ha infatti sei eredi da tre diverse mogli. Non è facile, quindi, distribuire equamente il patrimonio tra tre figli adulti avuti dalla prima consorte, vale a dire Claudio (53 anni), Marisa (52 anni) e Paola (50), un figlio della seconda e attuale moglie, ovvero Leonardo Maria (10 anni), e quelli della terza ma già ex consorte, vale a dire Luca (9 anni) e Clemente (7 anni), ancora minorenni. Con la scelta di trasferire dentro una fondazione tutte le sue partecipazioni in aziende quotate, Del Vecchio si è garantito anche il diritto di nominare un temporary board member, cioè una sorta di "curatore testamentario" per i figli più piccoli. E così, in caso di un suo trapasso, gli interessi di Leonardo Maria, Luca e Clemente nella futura fondazione Delfin, verrebbero gestiti da persone di fiducia del patron della Luxottica, fino al compimento della maggiore età (quando potranno de jure esercitare il loro diritto di soci al posto del "tutore" che il padre avrà nominato per loro). Lo statuto della nuova fondazione prevede poi che se gli eredi di Del Vecchio volessero cedere azioni Luxottica (67%), Generali (1,9%), Unicredit (0,8%), Molmed (4,3%) o di Fdr (28%) che controlla Beni Stabili, dovrebbero decidere «quasi ad unanimità», con una maggioranza di 5 su 6, in modo da non pregiudicare gli interessi tra fratelli o fratellastri. Con questo espediente e spendendo "solo" 8 milioni di euro per capitalizzare la fondazione olandese, Del Vecchio da una parte non fa differenze tra i sei figli, e dall' altra impedisce alle loro madri di avere un ruolo nella gestione del patrimonio custodito dalla Delfin. Per il resto nulla cambia rispetto all' attuale situazione che vede Del Vecchio azionista della holding lussemburghese con l' 1,72% e usufruttuario dei sei pacchetti del 16,38% che sono già in nuda proprietà dei sei eredi. A stabilire quanti e quali dividendi distribuire sarà sempre Del Vecchio, così come è sempre lui ad incassarli e a scegliere come reinvestirli.