Si chiuderà in nero, pur con un calo degli utili pesante rispetto all’anno precedente, il 2009 di Luxottica. Un caso raro in questo annus horribilis per l’industria mondiale.
La società veneta dell’occhialeria, tra le tre dell’Ftse Mib che inaugurano la stagione dei conti di fine anno, è di gran lunga la preferita degli analisti. Il gruppo vanta un management brillante, che si è dimostrato capace di rispondere rapidamente al tracollo dell’economia e ha approfittato della crisi per dare avvio a un’attenta politica di razionalizzazione. Inoltre, genererà, secondo le stime, 500 milioni di free euro di cash flow a tutto il 2009. Tutto questo nonostante abbia speso 4,2 miliardi in 24 acquisizioni portate a termine dalla quotazione, avvenuta nel 1990, a oggi senza mai raccogliere capitali sul mercato. Così è diventata una delle società meglio posizionate per approfittare del probabile recupero dei consumi. «Il fatturato di gruppo – secondo Julian Easthope, di Barclays Capital – è una volta e mezzo superiore a quello dei primi sei competitor. La sua vasta gamma di marchi, sia proprietari (Ray- Ban, Oakley) sia in licenza (ben 17, tra cui D&G e Prada) garantisce da sola la leadership anche per il futuro». E in futuro Luxottica beneficerà ancora dell’incremento della popolazione di ultrasessantenni, che dovrebbero triplicare nei prossimi quarant’anni. Inoltre, la grossa fetta di fatturato che il gruppo guidato da Leonardo Del Vecchio realizza negli Stati Uniti, lo aiuterà a cavalcare l’onda della ripresa dal luogo in cui essa avrà origine. «Negli Stati Uniti la società è leader assoluta con il 20% del mercato delle lenti correttive e il 33% di quello degli occhiali da sole – continua Easthope – Il titolo, in base ai fondamentali, ha un valore potenziale di 21 euro, rispetto ai 17 delle quotazioni attuali». Attenzione però ai rischi: una ripresa del ciclo al ralenty e le altalene del dollaro.