MARTEDI' 10 APRILE 2012 - Corriere delle Alpi
di Paola Dall'Anese
BELLUNO Disoccupazione oltre il 12%, cassa integrazione ordinaria a 2.3 milioni di ore, straordinaria a 1.1 milioni di ore, 971mila ore per la deroga, per un totale di 4.3 milioni di ore di cassa complessive nel 2011.
Le cifre, anche se ridotte rispetto al 2010, parlano ancora di una crisi profonda per il Bellunese, a cui si aggiunge una contrazione dei consumi e un calo demografico della parte di popolazione giovanile che non preannuncia nulla di buono, per i prossimi anni in provincia.
In crisi anche il settore privato dove nel giro di tre anni dal 2007 al 2010 si sono persi 3.500 occupati. La crisi partita dall’industria ora sta investendo il commercio, anche perché la gente ha iniziato a ridurre i consumi. Anzi è cambiata la qualità del consumo.
Ma la situazione peggiora di mese in mese. I dati a febbraio resi noti dalla Cgil registrano 183 lavoratori licenziati, 52 aziende in stato di crisi per un totale di 1.429 lavoratori coinvolti.
Il report evidenzia, inoltre, una perdita di una settantina di imprese (da 15.294 a 15213) soprattutto artigiane e del commercio con una grave crisi della subfornitura.
Ma i dati diventano allarmanti se si guarda all’occupazione. Nel 2011 si sono registrati 8.350 disoccupati a cui si aggiungono i 1.531 sospesi per cassa integrazione, per un totale di 9.881 persone senza un lavoro, pari ad un tasso di disoccupazione allargata del 12.1%, contro il 10.5% veneto. Inoltre, soltanto il 15% dei nuovi contratti di lavoro è a tempo indeterminato.
Una precarizzazione che va aumentando e che non può certo creare lavoro e stabilità all'interno del mondo produttivo provinciale.
A questo si aggiungono i problemi per imprese grandi e piccole importanti per il territorio che rischiano ora di scomparire, come l'Ideal Standard, caso più eclatante. Ma altre realtà sono in crisi come l'Invensys, e per quanto riguarda l'occhialeria resta aperto il problema di Safilo dopo l'addio del marchio Armani a partire dal gennaio 2013. Situazioni difficili che potrebbero ipotecare il futuro economico del territorio montano.
E cosa dire poi del comparto dell'edilizia, in maggiore sofferenza, fermo sia per l'assenza di commesse, ma anche per il ritardo con cui gli enti pubblici e quelli privati pagano gli interventi commissionati.
E se non lavora l'edilizia, tutti gli altri settori a questo collegati vanno in sofferenza a partire da quello del legno (dagli infissi all'arredamento, dagli impianti elettrici fino a quelli della ceramica). «La situazione è davvero critica, e all'orizzonte non si vedono cambi di tendenza significativi per farci ben sperare», dice sconsolato il segretario della Cgil, Ludovico Bellini.