DOMENICA 29 APRILE 2012 - verità storica, finti misteri e lacune giudiziarie
nostro articolo
di Valentina Da Rold
Nel pianoro tra Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato e San Cipirello, dove fin dai tempi dei Fasci siciliani si usava tenere le manifestazioni per il primo maggio, i contadini erano affluiti in gran numero per la festa del lavoro e per festeggiare la vittoria delle sinistre raccolte nel Blocco del popolo alle prime elezioni regionali del 20 aprile 1947.
Improvvisamente, dalle montagne circostanti si comincia a sparare sulla folla. Secondo le fonti ufficiali vi furono 11 morti e 27 feriti. In realtà i morti furono di più (alcuni morirono successivamente per le ferite riportate) e il numero dei feriti varia da 33 a 65.
A sparare sulla folla inerme, secondo la verità giudiziaria, sarebbe stata la banda di Salvatore Giuliano. Ma c'è un'altra verità, quella dello storico Giuseppe Casarrubea che, dopo anni di ricerche solitarie, è arrivato ad una conclusione diversa: a uccidere deliberatamente, secondo un preciso piano stragista costruito in un torbido intreccio tra mafia, forze neofasciste e complicità alleate, furono altri.
L’idea di prendere d’assalto una folla inerme di donne, bambini e lavoratori in festa, è parte di un preciso piano strategico: provocare le masse dei lavoratori, aizzare alla guerra civile, instaurare un regime dittatoriale per bloccare la democrazia. Quella allora nascente, con i padri costituenti ancora intenti a darci quella Carta costituzionale che oggi alcuni vorrebbero stravolgere, in nome di una falsa modernità politica, di un malinteso adeguamento alla realtà contemporanea.
Oggi a 65 anni di distanza, in questo preciso momento storico, in cui altre mafie, economiche e politiche, tentano di annullare i diritti che quei contadini ed operai hanno pagato con la vita, è giusto e doveroso festeggiare questo 1° maggio 2012 ricordando il sacrificio di quelle persone.
Per approfondire: Bolg di Giuseppe Casarrubea