SABATO 28 APRILE 2012 - Corriere delle Alpi
di Matteo Marian
MILANO Il richiamo alle origini, per un gruppo globale che nel 2011 ha alzato l’asticella dei ricavi al nuovo record di 6,2 miliardi, non è scontato né, tanto meno, iconografia spiccia. Le radici venete di Luxottica sono profonde: lo si nota nella parlata del suo fondatore, Leonardo Del Vecchio, come nella scelta di aprire e chiudere il filmato che celebra l’internazionalizzazione del gruppo con lo stabilimento di Agordo. «Nel 2011 siamo cresciuti anche in Italia» sottolinea il patron di Luxottica al termine dell’assemblea dei soci che ieri ha approvato i conti 2011 e rinnovato il consiglio di amministrazione con due i nuovi ingressi, Elisabetta Magistretti e Anna Puccio. «Abbiamo mantenuto, inoltre, la forza lavoro veneta» aggiunge. E visto l’andamento, in generale, del mercato interno è già una notizia. C’è di più, però. Perché anche per il 2012, il gruppo dell’occhialeria prevede, insieme a crescite dei ricavi nei paesi emergenti del 30%, di registrare in Europa un progresso dei volumi delle vendite dal 4 al 6 per cento. Un dato in assoluta controtendenza per l’occhialeria e più in generale per l’italian style da esportazione. «La riforma del lavoro? Non credo possa incidere molto» ragiona Del Vecchio sui passi necessari per rilanciare la competitività delle imprese. Certo, Luxottica è decisamente più un’eccezione che la regola. «Finora i consumi interni non ci stanno dando segnali di calo» riflette Del Vecchio.
«Anche per il 2012 i risultati in Italia saranno, anche se di poco, positivi». Quello del gruppo di Del Vecchio non è un “vestito” che entra a tutti. Difficile, quindi, parlare di ricette. Di certo, spiega l’amministratore delegato, Andrea Guerra, Luxottica cresce grazie alla «forza del marchio e delle persone che lavorano per noi». I progetti portati a termine nel 2011, poi, consolidano le fondamenta.
«Due acquisizioni in Messico, l’operazione Tecnol in Brasile, la partenza a razzo della produzione legata alla nuova licenza Coach e il ritorno a casa di Giorgio Armani, dopo un periodo di riflessione» permettono, spiega Guerra, di guardare al 2012 con obiettivi di «crescita sostanziale delle vendite e con un risultato operativo e netto più che proporzionali all’aumento dei ricavi». Mettendo in archivio un più 9% negli Usa, mercato che vale il 60% del business Luxottica, Guerra prevede che al termine dell’esercizio in corso il Nord America possa contribuire con una crescita del 7% per quanto riguarda i ricavi della divisione retail e di oltre il 15% se si considerano le vendite all’ingrosso. Questo anche alla luce del fatto che «i primi quattro mesi dell’anno hanno dato riscontri molto positivi».
Il distretto dell’occhialeria, nelle statistiche, vive di luce riflessa. «Attraversiamo un periodo di grande trasformazione» riflette Guerra sul polo bellunese. «Le aziende che hanno investito in tecnologia, innovazione o che presidiano nicchie di mercato supereranno questa fase. Per quelle che non hanno deciso sarà, invece, difficile andare avanti». Tutto ciò tenendo conto che «la selezione tra le aziende venete dell’occhiale è un percorso che proseguirà nei prossimi dieci anni». Sul fronte finanziario, i vertici del colosso dell’occhiale assicurano che non ci sarà né una nuova emissione obbligazionaria né un aumento di capitale. «Le scadenze 2012-2013 sono affrontabili con l’attuale disponibilità di cassa e con i finanziamenti bancari non utilizzati».
Intanto, mentre nel quartier generale di Oakley si studiano gli occhiali in grado di «ampliare la realtà», ovvero con lenti-schermo interattivo come quello di un tablet, per il marchio sportivo, dopo il sesto anno consecutivo di crescita a doppia cifra, ci si attende un 2012 altrettanto significativo. Per non dire d’oro, visto l’appuntamento con le Olimpiadi di Londra. «Questi Giochi avranno un’audience quasi doppia rispetto a due Olimpiadi fa. La nostra speranza è battere il record di 88 ori conquistati in Cina da atleti con occhiali Oakley in faccia».