GIOVEDI' 08 OTTOBRE 2009 - Corriere delle Alpi
BELLUNO. Autunno nero per le piccole e medie imprese dell’occhiale. Se i grandi tengono, nonostante le difficoltà della Safilo, i piccoli tremano. Intanto la Filtea-Cgil chiede un aumento degli stipendi di 127 euro. La piattaforma è stata presentata ieri ai delegati di fabbrica, ma la strada è in salita. Il principio è semplice: la crisi schiaccia i piccoli. E l’occhialeria non fa eccezione. Questa è la fotografia del principale comparto del manifatturiero bellunese. A salvare la situazione è ancora una volta la “big” Luxottica, che dopo aver annientato centinaia di contratti a termine, sta lentamente riassorbendo: «Ci sono timidi segnali di ripresa», afferma il segretario provinciale della Filtea-Cgil Giuseppe Colferai.
Resta al palo la situazione alla Safilo, dove le vicende finanziarie del gruppo della famiglia Tabacchi non lasciano pace ai lavoratori sospesi tra mille voci contrastanti. Il caso Galvalux. Tra le aziende che più stanno soffrendo ci sono quelle del comparto della galvanica, spesso realtà terziste e quindi sottoposte ai flutti del mercato e delle grandi da cui dipendono. E’ il caso della Galvalux di Nebbiù di Cadore: quarantadue dipendenti e un solida storia alle spalle. Peccato che l’incertezza stia scalfendo speranze e aspettative, nonostante gli sforzi della stessa proprietà. Alla Galvalux la cassa ordinaria è scattata nello scorso febbraio e se le cose non cambieranno nel corso del 2010 il rischio è quello della mobilità. Ma lo spettro si estende a tante altre realtà. In provincia di Belluno le imprese che si occupano di galvanica sono circa una ventina.
Puntare sul reddito. Questi sono i presupposti della piattaforma contrattuale che la Filtea-Cgil presenterà la prossima settimana ai colleghi di Cisl e Uil. «Nonostante la crisi non possiamo permetterci di tralasciare la contrattazione», ha più volte sottolineato Giuseppe Colferai durante la riunione con le rsu di fabbrica.
I punti salienti della nuova piattaforma sono almeno tre: il consolidamento della contrattazione di secondo livello, una regolamentazione più seria per i nuovi inquadramenti professionali e un aumento salariale - da raggiungersi in tre anni - di almeno 127 euro.
Ma non c’è solo il lavoro. Per Renato Bressan, segretario provinciale della Cgil, «alla crisi economica si sta sommando una crisi politica e istituzionale», ha detto ieri facendo riferimento al lodo Alfano e ai grandi temi d’attualità: «I lavoratori devono essere pronti a scendere in piazza anche per questioni non strettamente occupazionali. E’ in pericolo la nostra democrazia».